Lo Champagne perduto

Published on Maggio 11, 2020 by admin

Filed under News

Last modified Maggio 11, 2020

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Alle quattro del mattino del 23 gennaio del 1900 la cantina della maison Pol Roger in Avenue de Champagne a Epernay, a causa di intense e prolungate piogge collassò. Tre piani di cantine erano crollati su sé stessi creando una dolina di circa 15 metri di larghezza e una profondità di 20 metri da terra. Oltre a centinaia di botti e barili di vini di riserva, circa un milione e mezzo di bottiglie, furono letteralmente inghiottite in questa profonda voragine. Fortunatamente nessuno perì alla catastrofe verificata di notte, ma per i fratelli Maurice e Georges Roger questo fu il secondo disastro che si abbatté sulla Maison, il fondatore Pol Roger era morto prematuramente appena tre mesi prima. Dopo alcuni tentativi di creare un pertugio per cercare di recuperare i vini, una frana in una proprietà adiacente li costrinse a ritirarsi. Il danno alla struttura fu talmente grave che si decise di non intervenire con nessuna operazione di ripristino. La cantina devastata fu quindi sigillata e lasciata così per oltre un secolo, avvolta dal mistero sulla sorte dello champagne sepolto. Il tragico evento avrebbe dovuto decretare la fine della prestigiosa Maison, una delle tre più grandi case di champagne dell’epoca ma, grazie al contributo di altre Maison di Champagne, con la concessione di diversi lotti di bottiglie “sur lattes”, l’allora Roger riuscì a lavorarle e a venderle, sopperendo momentaneamente alla grave perdita.  Maurice e Georges decisero da quel momento, di cambiare il loro nome da Roger a Pol Roger, indicando un nuovo inizio ricostruendo l’attività. Il colpo di scena avviene verso la fine del 2017, quando Pol Roger decise di avviare i lavori per la costruzione un nuovo impianto di imballaggio e confezionamento, proprio sul terreno dove si trovava l’antica cantina. Nel corso delle analisi e delle perlustrazioni preliminari, grazie anche ad un sonar in dotazione della società delegata al sopraluogo, venne individuata una cavità integra, raggiungibile scavando senza troppi rischi. All’interno, oltre a montagne di vetri rotti, c’era una bottiglia intatta. Il 15 gennaio 2018 la cavità venne espansa e furono recuperate altre 19 bottiglie. Dal momento che però la struttura della cantina era in uno stato precario e troppo pericoloso per inviare una squadra di specialisti per l’esplorazione e l’eventuale recupero, la decisione di Laurent d’Harcourt, Presidente della Maison, dopo aver fatto proteggere e assicurare le pareti e il soffitto delle sue cantine del XIX secolo, di far scavare un tunnel adiacente e spedire sottoterra un robot, alla ricerca dello champagne perduto.  Nei dodici mesi successivi furono ritrovate circa cento bottiglie dopodiché l’operazione di recupero venne interrotta per l’innalzamento del livello dell’acqua e un ulteriore collasso del tunnel. Nessuno sapeva da quali annate provenissero le bottiglie, né cosa contenessero però i vini, ancora sui loro lieviti, sembravano abbastanza chiari, i livelli corretti e i tappi integri per cui ci poteva essere la possibilità che, sigillato ermeticamente con il gesso per 118 anni, lo Champagne non fosse solo potabile, ma in realtà molto buono. Il 9 ottobre 2019 il momento della verità era arrivato. Dopo aver visto tutte le bottiglie che erano state recuperate, sei furono selezionate da Cambres, l’attuale Chef de cave della Maison, e portate nella stanza di sboccatura dove Francis, l’addetto al “degorgement à la volée” con il suo strumento apposito, il dono di aprire due delle bottiglie predestinate.

Capovolgendo la prima bottiglia contro una luce di angolo, Francis iniziò a rimuovere con le pinze la cera rossa aggiunta dopo che le bottiglie erano state estratte dalle macerie. Al di sotto una graffetta e un’estremità friabile del sughero per cui ci volle più di 10 minuti di attenta manipolazione perché si allentasse. Il resto del sughero sembrava che fosse “diventato un tutt’uno” con il vetro, così impattato e difficile da rimuovere. Alla visione Laurent d’Harcourt, Damien Cambres, Dominique Petit, Christian de Billy, Michael Boudot e Hubert de Billy, pronipote di Pol Roger.

La bottiglia n. 2 non aveva clip e, dopo altri 10 minuti scrupolosi, un tappo quasi intatto, molto più lungo, fu rimosso dalla bottiglia. Il tappo di sughero è significativo perché non solo aveva un odore persino migliore del primo, ma la sua lunghezza e l’assenza di una clip portano Cambres alla convinzione che si tratti di una bottiglia che è stata rimossa, risalente al raccolto del 1895 e bottiglia no .1 dal 1897 (non perduto). Quindi entrambe le bottiglie furono Pol Roger Champagne prodotte dallo stesso Monsieur Pol Roger, con il 1895 che ebbe l’ulteriore significato di essere la prima annata che Winston Churchill acquistò, iniziando una relazione che si protrasse per il resto della sua vita e che, in larga misura, ha cambiato la direzione della casa dopo.

Le due bottiglie furono versate. Entrambi i liquidi erano leggermente ramati, il primo con un po ‘di foschia, il secondo con particelle microscopiche in sospensione, come se fosse stata aggiunta una goccia di succo di pesca.

Dalla degustazione di Peter Dean, attore britannico presente all’apertura.

“Al naso la bottiglia n. 1 aveva forti note di Sherry Fino. Nei dieci minuti successivi le note cambiarono con una certa complessità – come se gli anni stessero raggiungendo – gusci di noci, zucchero bruciato, lucido, caramello, castagne sul fuoco. Era come un Madeira molto vecchio. Al palato l’acidità era ancora lì, c’erano sapori pixellati di vecchie cascate, tarte tatin, liquirizia. I sapori erano ricchi e profondi.

La bottiglia n. 2 fu istantaneamente più “amichevole”. Solo il minimo accenno scomparso rapidamente come un’immagine seppia che si sbiadisce alla luce del sole. Il naso era più dolce e aveva meno solera, era più sottile e aveva una bella nota di meringa tenuta un po ‘troppo a lungo nel forno. C’erano aromi che mi ricordavano un Corton molto vecchio. Al palato era straordinario – anche se c’erano evidenti segni di dosaggio, l’acidità era ancora incredibilmente alta, c’era una consistenza fine, sapori di vecchie fragole a turno, frutta macerata che recuperi dal rumtopf, quindi un potere sul finale e un colpo di alcol che arrossò le guance. Wow!

Entrambi i vini avevano una vera purezza, non un accenno di difetto, e incredibilmente erano un piacere da bere”.

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