La zona di produzione

Published on Aprile 1, 2013 by admin

Filed under La zona di Produzione

Last modified Febbraio 5, 2014

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Carte du Vignoble de Champagne

Su una superficie complessiva di 34.165 ettari che rappresentano il 6.6% dell’A.O.C francese (Appellation Origine Contrôlée) la zona viticola attuale dello Champagne (anno 2002) si stende su 32.173,12 ettari di terreno coltivati a vigna in produzione. I filari delle viti di Champagne si susseguono su una fascia di terreno lunga 120 chilometri, con una larghezza compresa tra i 300 metri e i due chilometri. Questo terreno particolarissimo ed unico si estende su cinque dipartimenti della Repubblica francese: la Marne (22.075,48 ettari), l’Aube (7033,23 ettari), l’Aisne (2935,74 ettari), la Seine et Marne (56,15)  e l’Haute Marne (72,52 ettari), situati a 150 chilometri circa a Nord Est di Parigi e comprende 634 amministrazioni comunali. Il vigneto della Champagne si restringe ulteriormente contando esattamente 321 comuni avocati alla viticoltura champenois. Questi municipi “enologici” si frazionano in 213 nella Marne, 63 nell’Aube, 39 nell’Aisne, 3 nel dipartimento della Seine et Marne e 2 nell’Haute Marne.

L’eccezionalità dello Champagne, tra i vini del mondo intero, è dovuta sia a condizioni del tutto particolari di natura ambientale, sia a metodi di lavorazione codificati dall’esperienza secolare e strettamente regolamentati da norme e leggi dello stato.

Una situazione geografica esclusiva

La coltura delle viti dello Champagne si trova quasi all’estremità nord del vigneto europeo. La città di Reims, a dimostrazione, è posta al 49°5 di latitudine nord e la città di Epernay al 49°. Questa particolare condizione offre alle uve:

  • il tenore in esteri più elevato del mondo e, di conseguenza, un complesso di profumi particolarmente fini e specifici;
  • un livello in tannini molto contenuto.

Questi due elementi spiegano in gran parte la finezza e 1’eleganza dei vini di questa regione.

Un terreno particolare

il terreno della Champagne è una rara ed esclusiva mescola geologica:

  • in origine, la regione era completamente occupata dall’oceano;
  • con il progressivo ritiro, circa 70 milioni di anni fa, dell’acqua marina, l’abbandono di un sedimento gessoso (craie) dello spessore medio di 200 metri;
  • con un terremoto, attorno a 20 milioni di anni fa, che ha rotto la crosta di gesso, sollevando il terreno e facendolo impregnare di elementi marini e di minerali;
  • con un terremoto di più forte intensità, circa 10 milioni di anni fa, che ha portato alla formazione di un terreno collinare ricco di valli.

La presenza della “craie” mescolata a sedimenti marini (Belemnita quadrata) è l’elemento essenziale delle caratteristiche particolari del sottosuolo della Champagne. In effetti le capillari radici del ceppo di vite, penetrando profondamente in questo tipo di deposito cretoso dello spessore di 200-300 metri, ne assorbono gli elementi minerali di cui è ricco e determinano la finezza inimitabile e la leggerezza del vino della Champagne.

La natura del sottosuolo viticolo Champenois differisce da dipartimento a dipartimento:

  • i vigneti della Marne, dell’Aisne e della Seine et Marne posseggono differenti depositi. Sulla frangia est della Côte de l’Ile de France, il territorio di Nogert-l’Abbesse, nel settore di Chigny les Roses, Bouzy, Verzenay, Trépail, Ambonnay, il territorio di Epernay, parte della Vallée de la Marne e della Côte des Blancs,  il sottosuolo è costituito essenzialmente da craie bianca ricca di calcare (68% della superficie) datata 75 milioni di anni fa. Il territorio di Vitry-le-François è quasi esclusivamente costituito da un tipo di craie grigia legata a tenera argilla (94% della superficie) datata 90 milioni di anni fa. Il territorio di Congy-Villevenard presenta una proporzione importante di craie (36% della superficie) ed altri elementi appartenenti al terziario: sabbie silicee, argille e marne bianche e verdi.
  • i vigneti dell’Aube  e dell’Haute Marne posseggono principalmente nel loro sottosuolo elementi risalenti al Giurassico (146-151 milioni di anni fa): calcare consistente (34% della superficie), marne bianche e verdi (33% della superficie) e sabbie silicee (27% della superficie). Fa eccezione il territorio di Montgueux in cui predomina un craie risalente a circa 80 milioni di anni fa costituito da marne grigie ricche di carbonati, più argillose a valle e più calcaree sulle sommità collinari.

Questo complesso di differenti sostanze minerali:

  • ha il potere di immagazzinare e di restituire il calore del sole;
  • assicura il drenaggio perfetto delle acque in eccesso;
  • permette di assorbire l’eccesso di umidità nei periodi piovosi, restituendola poi lentamente e costantemente alle radici della vigna nel periodo estivo, attenuando così gli effetti della siccità.

Infine è in questo composto minerale a Belemnite che la vigna della Champagne trova gli elementi nutritivi che sono alla base della ricchezza di esteri già menzionata.

Un clima particolare

La temperatura media annuale, al riparo e a due metri dal suolo, è nell’ordine dei 10 gradi centigradi. È un clima di transizione, ove si fondono e si succedono, molto frequentemente, il mite clima atlantico e il rigido clima continentale: una moltitudine di microclimi, derivanti essenzialmente dalla conformazione ad andamento sinuoso del terreno e dalla presenza di fitte foreste sulla cima dei rilievi collinari. In più la presenza di foreste e di boschi sugli altopiani circostanti, trattiene una certa umidità e tende a stabilizzare le temperature: è un ruolo moderatore essenziale, perché la vite deve il suo sviluppo armonioso all’umidità costante. I vigneti raccolgono mediamente 660 mm d’acqua (604 mm a Reims e 674 mm a Epernay) su 177 giorni di pioggia ripartiti durante l’anno. La piovosità maggiore si registra nel mese di luglio mentre febbraio risulta il mese meno piovoso.

Però questo clima, elemento essenziale delle caratteristiche delle vigne dello Champagne, costituisce malgrado tutto una minaccia alla quantità del raccolto, perché questa regione non è al riparo:

  • dalle gelate invernali (in media 3,8 giorni con gradazioni inferiori ai 10° centigradi che possono recare notevole danno sia ai germogli al debutto del periodo vegetativo ma anche ai ceppi della vite come è avvenuto nell’inverno del 1985 quando il termometro è sceso a meno 25° centigradi distruggendo 1/5 delle vigne;
  • dalle gelate di primavera, che sino a fine maggio possono deteriorare le promesse di raccolto;
  • dalle più rare gelate autunnali, che possono provocare danni irrimediabili, come nel 1972;
  • dagli sbalzi di temperatura che possono ugualmente ridurre le rese per le interferenze che creano alla fioritura;
  • da temporali e da grandinate, a volte violente e improvvise, capaci di danneggiare ampie parti del vigneto.

3 Commenti

  1. Cristian Russomanno

    Ottimo davvero , grazie , breve e conciso

    Novembre 16, 2019 - 7:23 pm – Reply

    • admin

      grazie Cristian

      Novembre 17, 2019 - 9:25 am – Reply

      • admin

        prego, è un piacere

        Dicembre 21, 2019 - 9:06 am – Reply

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